Il nuovo hobby delle bertucce progressiste e antirassiste è il revisionismo storico. Tutta l’epopea umana deve essere abburattata, colare attraverso le loro piccole zucche ripiene di pattume ideologico. L’ira è il sentimento caratteristico di ogni idealismo regressivo e questi si scagliano come morti richiamati in vita dall’Internazionale buonoide. Fatalmente, tali sinistri censori non hanno intelligenza e cultura sufficienti neppure per conciliare un transessuale e un musulmano o un nigeriano e una femminista, figuriamoci per deliberare sulla storia, brandendo anatemi e celebrando autodafé. Lo spettacolo di queste ore, con statue di Colombo e Churchill oltraggiate, con le minacce di sradicare quella di Montanelli, con la censura di Via col vento e il ritiro dagli scaffali dei cioccolatini Moretti… è fra il patetico e il farsesco. Mia nonna Bianca, suprematista dell’anolino in brodo, si sta certamente rivoltando nella tomba. Ciò che sconcerta – prima ancora dell’arrogarsi il diritto di infettare con peti revisionisti il ricordo di grandi uomini che non ci sono più – è l’ebetudine più assoluta di questi scappati di casa. Parlano di schiavismo e si sentono in diritto di sfregiare gli schiavisti, perché il loro subcosciente è un somaro alla catena. Sanno, questi babbuini mannari che si scagliano sulla statua di Colston, che l’Atene di Pericle era fondata sulla schiavitù, che per ogni cittadino libero vi era un doûlos? Che cosa vogliono fare, questi servi della gleba digitale, spazzare via la civiltà classica solo perché le loro teste ristrette non sono in grado di fare lo sforzo ermeneutico necessario per comprenderne gli universi simbolici? Vogliono demolire la loggetta delle cariatidi come monumento di sottomissione femminile?! Non oso immaginare quando la puerile pagliacciata itinerante dei ritardati storici scoprirà la pederastia dell’antica Grecia! Avvezzi alla cultura come sono, cercheranno i libri scritti da quel pervertito di Socrate per bruciarli! E quando verranno a sapere di Leonardo da Vinci e del minorenne Jacopo Santarelli? E dei crimini di Caravaggio? «Con le donne monologo volentieri. Ma il dialogo con me stesso è più stimolante. La donna esiste affinché, grazie a lei, l’uomo diventi saggio», questi, due degli epigrammi più femministi di Karl Kraus. Vogliono dare alle fiamme la sua misoginia o sarebbe un’esternazione pericolosamente antisemita? E del manifesto in difesa della pedofilia di Sartre, de Beauvoir e Foucault? Avant-garde allora, barbarie oggi? Il pedofilo colonialista Paul Gauguin è già da tempo sotto accusa, ma di un campione dei salotti chic come Bernardo Bertolucci, che con la complicità creativa di Marlon Brando lubrificò il non consenziente deretano della giovanissima Maria Schneider con del burro d’arachidi?! Disintegriamo tutte le sue pellicole?! Mandiamo al patibolo tutti i suoi eroi? E che fare della meglio gioventù celebrata da Pier Paolo Pasolini? Quella “meglio gioventù”… non era forse la loro?

 

Ma a che serve ripercorrere l’elenco – forzatamente lacunoso – dei pilastri della civiltà potenzialmente biasimevoli per la microcefalia del pensierino beghino? Aiuta invece riflettere sul “cui prodest?”, temo. A chi giova alzare tutti i megafoni della propaganda fintamente antidiscriminatoria e cripto-fascista, ancora e ancora? A chi interessa che le battaglie si combattano su di una linea orizzontale, fra eserciti di sventurati, come fra piccoli criminali e poliziotti? Tutti egualmente in prima linea, pronti a uccidere o essere uccisi, a essere criminalizzati o martirizzati, mentre avrebbero vivo interesse ad abbracciarsi e a salire nel culo di chi sistematicamente li depreda per poi metterli gli uni contro gli altri? “Complottista” è oggi la parola che sancisce la nuova blasfemia. L’anno scorso fu “populista”. Ieri era “sovranista”. Chiunque opini, chiunque esca dai personaggi bidimensionali che hanno disegnato i monopolisti della favoletta, è marchiato dal complottismo. Come se il marchio di queste mezze seghe potesse valere come offesa per l’uomo pensante. “Segui i soldi”, insegnavano i noir di un’epoca in cui era l’eroe che fumava. Chi finanzia la fanatica pagliacciata del Black Lives Matter? Davanti a chi si inginocchia, veramente, la torva cornacchia Laura Boldrini – che esprime fisiognomicamente e con tutte le vibrazioni della voce la demente crudeltà dei finti buoni – quando pretende di farlo per il martirio di un uomo nero di cui ignora persino il nome?