Sono stanco di ascoltare colleghi giornalisti, analisti, politici, comuni cittadini, difendersi come blasfemi miscredenti. Scusarsi, prendere le distanze, rinnegare, abiurare, perché c’è qualche inquisitore permanente nominato da Schwab solo sa chi, che decide cosa sia lecito pensare e scrivere. Viviamo come ai tempi della Bolla di Ruscigli, con i pretini progressisti che vanno a caccia di eretici solo perché ci sono eretici che si fanno cacciare. Che si mettono la penna della preda sulle corna e iniziano a scappare. Abbiamo trascorso gli ultimi anni ad ascoltare lo straziante strido di arringhe difensive come «non sono certo un sovranista, ma…», «non vorrei passare per no vax, però…», «io credo nella scienza, non sono certo negazionista, tuttavia…», «metto sempre la mascherina, anche se…», «lungi da me difendere Putin, eppure…». Gente pronta a indossare pelli di capra con il cilicio alla coscia e a marciare nell’ordo poenitentium pur di ricevere indulgenza o comprensione. Ma basta! Basta con questa subordinazione spirituale verso un clero di massoni pezzenti, basta con l’ossequio devoto verso l’ortodossia dell’idiozia! Basta con abiuratio, confessioni, richieste d’assoluzione! Smettetela di strisciare all’altezza di questi vermi a sonagli che alitano come fossero draghi posti a difesa del Vello d’oro! Ma da quale dio demente pensate traggano la propria autorità in materia di fede e di salute? Da chi credete siano stati investiti e debenedetti?

 

 

Alessandro Orsini che sente il bisogno di far sapere quanto è contrario all’agire di Putin e quanto ama gli Stati Uniti prima di ogni intervento televisivo è già un servo. Giorgia Meloni che tuona “Non sono no vax!” a ogni comizio è già una serva. Persino quel satanasso di Vittorio Sgarbi sul tema della guerra in Ucraina sembra ormai un chierichetto penitente. Chi si confessa in pubblico non cerca assoluzione, ma approvazione. E solo chi è servo cerca l’approvazione del padrone o dei suoi ridicoli inquisitori. Io penso quello che voglio, scrivo quello che voglio, non ho mandanti, non devo giustificarmi e nulla mi frega delle idee o delle parole che i mass merda eterodiretti considerano eretiche. Perché anche “mainstream” è un lemma collocante; chi se ne serve ha già deposto le armi. Termine di importazione che anestetizza ogni significato. Mass merda è locuzione più vivida e accurata. Quello che dicono, che scrivono, che comandano questi coglioni gonfiati dev’essere polvere di guano sui nostri stivali. Tutti indignati per la lista di proscrizione del Corriere della Sera, definita un’oscenità, una violenza, un’operazione squallida e pericolosa. Il pur nobile e ardimentoso Giorgio Bianchi che si preoccupa di ciò che penseranno i suoi cari vedendo la foto segnaletica in prima pagina. Che sei un giusto, Giorgio! Il confronto con la gracchiante insussistenza di Fiorenza Sarzanini su Byoblu avrebbe persuaso un sordocieco sulla gnoseologica nullità degli antagonisti. A me indigna, invece e infatti, proprio tale indignazione! Perché è la reazione di chi ha già accettato la sconfitta, di chi legittima l’assiologia di questi pezzenti strozzini della verità. Che facciano le liste dei putiniani! Che facciano la schedatura dei no vax! Chissenefrega! “No vax”, “putiniano”, “complottista”, “negazionista”, patacche messe lì nella speranza di liquidare la superiore intelligenza dell’interlocutore con la forza della discriminazione. E sia. Non abbiate paura di essere discriminati, per Dio! Fatene un motivo d’orgoglio! La comunità LGBT, i militanti di Black Lives Mather, i musulmani moderati vi hanno insegnato proprio nulla? Sì, sono putinano: e allora? Sì, fra Putin e i nazisti ucraini capitanati da un pupazzo degli americani simpatizzo per Putin, e allora? Sì, sono negazionista! Nego ogni inclinazione verso i vostri peti ideologici, verso la vostra scienza che non conosce sapienza. Complottista? Perché intercetto il vostro grossolano complottare? Già, non mi sono vaccinato, e quindi? Il cretino sarei io?! Ahahah! Quanto ai denari, non ho mai ricevuto rubli, neppure dalla facoltosa famiglia della mia compagna. Voi piuttosto, da chi siete pagati? Tu, collega giornalista del Corriere, sei nato utile idiota o sei un utile idiota Nato? Di quella Nato che è sempre impegnata per la pace come Pfizer lo è per la nostra salute? Chi è il tuo editore? Chi comanda al tuo editore in che direzione farti scodinzolare articoli? Arrivano veline da oltre confine? Chi ha suggerito la pubblicazione dell’agiografia “Volodymyr Zelensky – Nella mente di un eroe” alla casa editrice Solferino? Lo stesso eroe in mimetica durante una zoom redazionale? Che dice l’intelligence delle ingerenze straniere fra le righe e sulle copertine delle vostre testate? Che ne pensano i servizi segreti dei legami fra l’editoria e l’industria delle armi che vengono poi spedite ai banderisti come moto di concordia fra i popoli? Che ne pensano i servizi segreti dei legami fra l’editoria e l’industria farmaceutica che promuove inoculazioni coatte di massa? Dobbiamo pubblicare anche noi un elenco di volti sospetti? Di fisionomie russofobe, giudaico-atlantiste e anti-italiane? La faccia di Maurizio Molinari, per esempio, quella di Beppe Severgnini o quella di Gianni Riotta, quanta indipendenza di pensiero, arguzia investigativa e rettitudine intellettuale trasudano?

 

 

 

 

 

 

Siamo in guerra e non ce ne rendiamo conto. Ma non contro la Russia o l’Ucraina. Non contro il Covid o il vaiolo delle scimmie. Siamo in guerra contro un’informazione che è conformazione. Che ha invaso i confini sacri dell’opinione. I confini delle nostre idee. Che ci bombarda con la fessa brutalità della sua falsificazione e ha l’ardire di voler essere accolta come liberatrice. Che intende radere al suolo i palazzi del pensiero pensante per poter ricostruire silos di bispensiero. Dobbiamo fare chiarezza: qui c’è un despota invasore come c’è un popolo invaso. Lo hanno capito persino i costituzionalisti. C’è un attacco alla sovranità del libero argomentare. E contro un despota invasore dalle brame assolutiste non ci si difende in ginocchio e chiedendo scusa. Non ci si difende con i fiori nei cannoni. Contro un despota invasore si usano le armi.