Nel 2012 l’Unione Europea vinceva il premio Nobel per la pace. L’Ue «ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa», si leggeva nel comunicato del premio. «Oggi una guerra tra Germania e Francia sarebbe impensabile, ciò dimostra che con la reciproca fiducia nemici storici possono diventare partner. La Caduta del Muro ha reso possibile l’ingresso dei Paesi dell’Europa centrale e orientale così come la riconciliazione nei Balcani e il possibile ingresso della Turchia rappresentano un passo verso la democrazia. Il ruolo di stabilità giocato dall’Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d’Europa da un continente di guerra a un continente di pace».
Per festeggiare i dieci anni da quel sacrosanto riconoscimento, Ursula von der Leyen – presidente della Commissione – ha dichiarato che l’Unione Europea investirà ulteriormente in riconciliazione con l’acquisto e la consegna di missili terra-aria Stinger, razzi anticarro, fucili d’assalto, giubbotti antiproiettile, munizioni, oltre a 3mila mitragliatrici, 2oo lancia granate anticarro e 3.800 litri di olio combustibile direttamente da Bruxelles. I 3.400 soldati messi a disposizione da Mario Draghi – che nel 2012 era Presidente della Banca centrale europea e uomo dell’anno per aver sapientemente governato la crisi del debito sovrano – contribuiranno all’avanzamento della democrazia, nobilitando l’intero popolo italiano. Il pacifismo militante dell’Unione marcerà in soccorso delle organizzazioni paramilitari ucraine per la tutela dei diritti umani passando simbolicamente dalla Porta di Brandeburgo.
Ad accompagnare idealmente l’afflato conciliatorio delle forniture belliche europee, volano su angelicate ali di colomba anche le parole del Sommo Pontefice, Papa Francesco:«Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alle armi; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo».
Coraggio e forza d’animo certo non mancano a quel Nobel per la pace che ha saputo farsi cerchio di stelle, vessillo di armonia, unità nella diversità e che dal febbraio 1992 fortifica la concordia fra i popoli salvaguardando per le generazioni di domani un continente senza più guerre.