La singola parola che ha maggiormente impregnato di sé gli ultimi dieci anni è “razzismo”. In genere le persone neppure immaginano cosa sia un raggruppamento fenotipico, ma sanno che il razzismo è odio manifesto verso un gruppo di persone giudicate “diverse”, spesso pericolose, talvolta infami, sempre inferiori. Il razzista militante non si accontenta di compatire o disprezzare i suoi bersagli, ma li ingiuria, li schernisce, li perseguita, dà loro la caccia. Per fortuna oggi vi è viva sensibilità sul tema e nuovi strumenti normativi contro i crimini d’odio, anche digitale, come la Commissione Segre, che tanto sta facendo per impedire che il pregiudizio divenga odioso. Il nostro stesso ministero dell’Interno cita pertinentemente Aristotele: “Solo una mente educata può capire un pensiero diverso dal suo senza avere bisogno di accettarlo”. Su queste basi, che tutti condivideranno, se ora vogliamo intercettare con esattezza l’attitudine razzista ci basterà sostituire “diverso” con “no-vax”. Un tempo si propagandava il terrore della contaminazione biologica della razza ariana con le razze inferiori; oggi accade lo stesso.