Vittorio Sgarbi è nevrotico. Si mostra incapace di modificare i propri schemi in relazione all’ambiente. Ma la sua nevrosi è a favore della verità, è guerriera della verità, come un impulso primigenio, una tigre che, all’avvicinarsi della menzogna, dell’ipocrisia, ruggisce; mentre i somari abituati al bastone e i maiali che si rincorrono nella merda, ragliano, grugniscono, di viltà. Una nevrosi che è quasi un superpotere, oggidì, inarginabile, più forte dell’età come degli arresti cardiaci. Superpotere che ne fa un eroe senza maschera e senza mascherina. L’unico con i coglioni di accusare l’Associazione nazionale magistrati, di chiedere ad alta voce una commissione d’inchiesta. E alla fine della sua arringa – durante la quale ero in piedi sul divano con le braccia alzate – invece di ricevere l’ovazione dei rappresentanti di quel popolo sovrano – che siamo noi – tradito da toghe rancide, inette e infami, ha dovuto subire la strigliata di una misera “onorevole” incapace di esprimersi in italiano, ma solo di difendere la razzamaglia da cui proviene. E ai successivi ruggiti della tigre che sente la ferula, di chiederne e ottenerne la rimozione fisica, come una fiera abbattuta da un narcotico. Mi sono sentito idealmente trascinato fuori con Sgarbi, strascicato da gente che potrebbe portarci sì e no i sacchetti della spesa e che invece ci governa. E ci governa perché esistono elettori cui sgorga il singhiozzo alla pruderie per il turpiloquio, ma non battono ciglio quando vengono sodomizzati a passo di lama dai profittatori contro cui Vittorio si è sempre scagliato. E mentre un uomo di coraggio, pensiero e cultura viene rimosso, c’è Fico a pontificare e dirigere come terza carica dello Stato; un tizio che incarna la mediocrità mimetica più pedestre. Un abborracciato che fino a ieri ascoltava l’inno italiano con le mani infilate nei jeans sudaticci e oggi fa il campione scarso delle istituzioni. Infine la Carfagna, vicepresidente della Camera, che parla di sessismo e difende la magistratura. Ora, già che il coordinatore di Forza Italia difenda i magistrati fa sorridere, ma credo le sfugga il più elementare principio di non contraddizione anche sul fronte femminista. A lei come a moltissime deputate della Repubblica. Se come donne pretendete la parità, non ha senso aggrapparsi al sessismo ogniqualvolta venite offese. Vi insultiamo come insulteremmo un uomo, stronze! Se invece volete essere trattate da creature più fragili e gentili, più dolci e alate, cui si deve maggior riguardo, non rompete i coglioni a chi ne porta il peso. Oche!